70 banchi con la cena del 1° Luglio !!
Carissimi Amici,
anche per quest’anno… CI SIAMO!!!
La nostra tradizionale cena estiva, organizzata presso la parrocchia dei Santi Martiri a Prato, via medaglie d’oro 42 a Prato.Un’occasione per stare insieme, al fresco, mangiare Eritreo e fare un gesto di solidarietà!
Per info e prenotazioni: Francesco 0574 464799 oppure clicca qui.
Diffondete l’invito e partecipate numerosi!!
Con la volontà di rendere il più trasparente possibile il nostro operato, con un grande senso di riconoscimento verso i nostri donatori e di responsabilità verso i nostri partner in Eritrea, pubblichiamo una sintesi del bilancio 2010, approvato dall’Assemblea dei Soci lo scorso Aprile.
Si tratta di una sintesi, eventuali chiarimenti o ulteriori dettagli sono disponibili su richiesta.
Napolitano: «Occorre stroncare questo traffico e prevenire i viaggi della morte» Prosegui la lettura 'La lettera del Capo dello Stato sull’assuefazione alle tragedie dei migranti'»
L’abitudine alle sciagure che colpiscono i profughi accresce la distanza tra chi soffre e noi
Su alcuni giornali, duecento morti o dispersi in mare come quelli dell’altro ieri, in una fuga della disperazione, non finiscono neppure più in prima pagina, scivolano in quelle seguenti fra le notizie certo rilevanti ma non eclatanti. Per sciagure analoghe, solo qualche anno fa pure un presidente del Consiglio si commuoveva o almeno sentiva il dovere di commuoversi pubblicamente. Le tragedie odierne dei profughi in cerca di salvezza o di una sopravvivenza meno miserabile che periscono, spesso anonimi e ignoti, in mare non sono meno dolorose, ma non sono più un’eccezione sia pur frequente, bensì una regola.
Diventano quindi una cronaca consueta, cui si è fatto il callo, che quasi ci si attende già prima di aprire il giornale e che dunque non scandalizza e non turba più, non desta più emozioni collettive.
Questa assuefazione che conduce all’indifferenza è certo inquietante e accresce l’incolmabile distanza tra chi soffre o muore, in quell’attimo sempre solo, come quei fuggiaschi inghiottiti dai gorghi, e gli altri, tutti o quasi tutti gli altri, che per continuare a vivere non possono essere troppo assorbiti da quei gorghi che trascinano a fondo. È giusto ma è anche facile accusarci di questa insensibilità, che riguarda pure me stesso mentre sto scrivendo queste righe e tutti o quasi tutti coloro che eventualmente le leggeranno.
Diversamente da altri casi, in cui l’indifferenza o la livida ostilità si accaniscono sullo straniero, sul miserabile, su chi ci è etnicamente o socialmente diverso, in questa circostanza la nostra insensibilità non nasce dalla provenienza e dall’identità a noi ostica di quelli annegati. Nasce dalla ripetizione di quei drammi e dall’inevitabile assuefazione che ne deriva. Anche se, per sciagurate ipotesi, ogni giorno le cronache dovessero riportare notizie di soldati italiani caduti in Afghanistan, la reazione, dopo un certo tempo, si tingerebbe di stanca abitudine. Pure atroci delitti di mafia vengono a poco a poco vissuti come una consuetudine.
Non si può sopravvivere emozionandosi per tutte le sventure che colpiscono i nostri fratelli nel mondo; pure la commozione per qualche delitto particolarmente raccapricciante, ad esempio l’efferata uccisione di un bambino, dopo un certo tempo orribilmente si placa; la notizia è stata assorbita, non scuote più l’ordine del mondo né il cuore. L’assuefazione – alla droga, alla guerra, alla violenza – è la regina del mondo. «Bisogna pur vivere – si dice in un romanzo di Bernanos – ed è questa la cosa più orribile».
Forse una delle più grandi miserie della condizione umana consiste nel fatto che perfino il cumulo di dolori e disgrazie, oltre una certa soglia, non sconvolge più; se annuncio la morte di un parente, incontro una compunta comprensione, ma se subito dopo ne annuncio un’altra e poi un’altra ancora rischio addirittura il ridicolo. Proprio per questo – perché, a differenza di Cristo, non possiamo veramente soffrire per tutti, così come non ci rattrista la lettura degli annunci mortuari nei giornali – non possiamo affidarci solo al sentimento per essere vicini agli altri. Il nostro sentimento, comprensibilmente, ci fa piangere per un amico che amiamo e non per uno sconosciuto, ma dobbiamo sapere – non astrattamente, ma realmente, con la comprensione di tutta la nostra persona – che uomini da noi mai visti e non concretamente amati sono altrettanto reali.
Sta qui la differenza tra il pensiero reazionario e la democrazia. Il reazionario facilmente irride l’umanità astratta e l’astratto amore ideologico per il genere umano, perché sa amare il proprio compagno di scuola, ma non sa veramente capire che anche compagni di scuola di persone a lui ignote sono altrettanto reali; non astrazioni ma carne e sangue. La democrazia – schernita come fredda e ideologica – è invece concretamente poetica, perché sa mettersi nella pelle degli altri, come Tolstoj in quella di Anna Karenina, e dunque pure in quella di quei naufraghi in fondo al mare.
Claudio Magris
Corriere della Sera 04 giugno 2011
Giovedì 16 Giugno “l’Angolo dell’Avventura“ organizza una serata conviviale in cui verranno proiettate immagini di viaggi organizzati da Avventure nel Mondo ed immagini relative ai progetti dell’Associazione Shaleku.
Parte del ricavato della cena sarà devoluto al progetto Adotta un Banco.
Di seguito il volantino con tutti i dettagli.
Martedì 31 Maggio, un affascinante incontro con l’Eritrea di ieri e di oggi, con la scrittrice Erminia dell’Oro.
Erminia Dell’Oro è nata ad Asmara – Eritrea – dove suo nonno paterno si stabilì nel 1896.Si è trasferita a Milano, ma ha sempre mantenuto stretti contatti con il popolo eritreo, scrivendo numerosi reportage, anche come inviata durante la guerra Eritrea – Etiopia.
Ha scritto libri per adulti, ragazzi e bambini, alcuni legati alle tematiche del colonialismo italiano, della Shoà, delle guerre e delle recenti e drammatiche immigrazioni.
Vi aspettiamo numerosi al Caffè al Teatro, ore 21, via Verdi 28, Prato.
Siamo lieti di invitarvi a due eventi curati anche dalla nostra Associazione:
Giovedì 26 Maggio, ore 21
Palazzo Buonamici, via Ricasoli 36 Prato
MIGRAZIONI E RIVOLUZIONI
Migrare al tempo della rivoluzione araba
Intervengono: Paolo Lambruschi (Avvenire),
Mohamed Nabil (Master in diplomazia e carriere internazionali)
Prosegui la lettura 'evento 26 Maggio: MIGRAZIONI E RIVOLUZIONI'»
Questa mattina mi hanno chiamato dal Sinai i tre gruppi di ostaggi; raccontano il loro dramma di persone tenute in condizioni di schiavitù, costrette a contattare parenti e amici chiedendo aiuto in denaro, per pagare il riscatto ai predoni che li tengono in ostaggio.
E’ da Novembre 2010 che facciamo appello alla Comunità Internazionale, in particolare alla Comunità Europea per il suo rapporto privilegiato e di vicinanza geografica con l’Egitto, Israele, Palestina, affinché chieda a questi paesi di impegnarsi con rigore nella lotta contro il traffico di esseri umani, fiorente nei territori di confine di questi paesi. In questi mesi decine di ostaggi hanno perso la vita nel Sinai per mano dei predoni, chiediamo che il Parlamento Europeo faccia pressione sui governi della regione per ottenere la liberazione di questi ostaggi e mettere la parola fine al traffico di esseri umani.Il capobanda si fa chiamare Aba Abdella, che teneva in ostaggio un gruppo di 35 persone, 17 delle quali sono state vendute ad un altro gruppo. Aba Abdella ha due fratelli giovanissimi: uno si fa chiamare Yesuf e tiene in ostaggio 16 persone; due di queste sono morte: un eritreo di 24 anni morto 9 giorni fa, sotto tortura con delle scariche elettriche, l’altro ragazzo etiope di 27 anni, morto ieri pomeriggio verso le ore 15.00 a seguito di torture subite nei giorni precedenti. In queste ore sono in pericolo di vita altri due ragazzi. Il più giovane tra gli ostaggi è un ragazzino di 13 anni.L’altro predone si fa chiamare Yasir: tiene in ostaggio 15 persone, tra cui due minorenni; le condizioni di detenzione sono simili: torture per costringere gli ostaggi a chiamare parenti e amici per pagare il riscatto.
Gruppo Missionario Shaleku - via di Gherardo, 16 Prato
per eventuali donazioni: BANCA POPOLARE ETICA - Filiale di Firenze -EU IBAN: IT45 G050 1802 8000 0000 0120 997